16 maggio 2008

Capitolo 4 - Epilogo

Si fermò sul vialetto di casa. L'aria fuori era completamente cambiata. Non più fresca, nè limpida. Una specie di diffusa foschia rendeva ancora più irreale quel paesaggio sempre più assurdamente silenzioso.
Si rese conto che non c'era più la brezza, nè uccelli in volo, nè guaiti di cani di campagna. Nulla. Nessun dannato rumore di fondo.
Anzi si.
Ora si.
Un rumore cupo e distante. Poi di nuovo quel maledetto ronzio attraverso i timpani. Si prese istintivamente la testa tra le mani. Le pressò forte sulle orecchie.
Il ronzio aumentava, insieme al dolore. Non ne poteva più.
La stanchezza lo chiamava alla resa, impadronendosi della sua volontà.
D'un tratto dovette alzare lo sguardo. Gli occhi sbarrati, la bocca spalancata. Luci intermittenti simili a grossi leds colorati si facevano largo attraverso la densa foschia, evidenziando una specie di movimento rotatorio che lo ipnotizzava.
Un fascio cilindrico di luce, proveniente dall'alto, lo investì d'improvviso. Non si mosse. Non poteva nè voleva più muoversi.
Fermo, dritto, ritornò con le braccia penzoloni lungo i fianchi e attese, passivo.
Poi levitò. Lentamente. Inesorabilmente. Senza reagire.
Fu risucchiato, attraverso il fascio luminoso, verso il cerchio di luci intermittenti che delimitavano un'apertura scura di forma circolare. Sembrava l'ingresso di un enorme, mostruoso, mezzo di trasporto alieno. Ne fu ingurgitato mentre l'apertura si chiudeva sotto i suoi piedi.
Si ritrovò nel ventre orrendo della gigantesca astronave, fatto di lamiere color rame.
Sentì un sinistro sferragliare. Provò un brivido di infinito terrore dietro la schiena, nonostante il caldo soffocante. Sapeva di non poter far nulla. Di non voler far nulla.
Poi vide.
Vide i cavi metallici. Centinaia di cavi metallici che stridendo fuoriscivano dalle pareti.
E i corpi inermi. Centinaia di corpi inermi. In piedi, seduti, stesi.
Corpi di carne e di metallo.
Di metallo e di carne.
Provò a sorridere. Fu invaso da una specie di pacifica amarezza.
Capì, in quel momento, che non stava succedendo di nuovo.
Stava, semplicemente, succedendo.
= F I N E =

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Se non sapessi chi sei, avrei pensato: Coleridge si è reincarnato e dopo essersi fumato l'oppio si è rimesso a scrivere... Che forza! Bello lo stile,ricercato...rende molto. Cominci a leggere ed è come se venissi risucchiato...in una nebbia fitta, al limite tra sogno e realtà. Fantasia che prende forma in parole e parole che si tramutano in un fluire ininterrotto di immagini. Sensazioni. Semplicemente. Forti. Bella prova!

Anonimo ha detto...

Complimenti Roby, davvero notevole conoscere questo tuo lato sconosciuto. Sono senza parole...

Roby ha detto...

Caro Frankey, eppure anni fa mi dicesti di provarci a scrivere...

marco ha detto...

ancora complimenti per questo esordio... lo stile e' quasi ipnotico, dice bene massimo, si viene "risucchiati" dal racconto

Anonimo ha detto...

Ma sei bravissimo!!!
Semplicemente coinvolgente!!
Complimenti!!
Lucia

Roby ha detto...

Grazie Lucia...
sto arrossendo...;)