30 giugno 2008

Raleigh, NC (la capitale!)

La vista dei palazzi, dopo tanta foresta, e' inaspettatamente confortante. Almeno fino a quando il caldo torrido non li rende piu' reali ed opprimenti. Dopo la visita al N.C. Museum of Natural Sciences, ci rifocilliamo al Port City Java Cafe'. Il pomeriggio e' lungo. Inutile affannarsi. Il barista vuole a tutti i costi esibire il suo italiano: "Buongiorno", "Ciao", Arrivederci". L'ha imparato a Venezia, dice, visitata tempo fa per il Carnevale. Crede che Lecce, "the heel of the boot" nella brillante indicazione geografica di Dany, prenda il suo nome dal Latte..."It's like milk, isn't it?"....Si, si, come no....Pero' il caffe' e' buono e la toilette e' pulita. La nostra passeggiata prosegue su Fayetteville Street, larga ed equilibrata, ma del tutto deserta.
Mentre mi chiedo come arriveremo all'ora di cena, si avvicina un ciclista dell'ufficio turistico locale. E' perfetto, col caschetto e l'uniforme d'ordinanza. Non me la sento di scattargli una foto. Cartina stradale, un paio di indicazioni e ci saluta sorridente: "Wow..italians...Great!...". Lo ritroviamo appena svoltato l'angolo che aiuta dei turisti messicani. Bravo ragazzo! Ottimo lavoro! Seguiamo le sue indicazioni, a passo lento. Fa davvero caldo. Non resistiamo alla tentazione di criticare l'incapacita' degli americani di valorizzare i loro downtown. Veniamo impietosamente smentiti dalla vista del Moore Square Park: tanta gente, locali, botteghe e, soprattutto, concerti rock gratuiti per tutta la giornata. A voler fare i sociologi dilettanti, si rimediano pessime figure! Il gruppo del giorno sono i Blind Melon, che mi ricordano un viaggio in svizzera da Gipo e Angela di oltre un decennio fa.....collegamenti tra neuroni....collegamenti che evidentemente mancano ai tizi della security che ci chiedono i documenti per verificare se abbiamo piu' di 21 anni. Ci timbrano la mano. "21&Over". Ok.
Fantastici! (Per inciso, la richiesta e' legata all'eventuale acquisto di alcolici).



















La musica martella, mentre ci dirigiamo al Flying Saucer. Oltre cento birre alla spina tutte diverse e da ogni parte del mondo. E' affollato. Non possiamo sottrarci all'aperitivo ne' alla gustosa scenetta di un signore attempato che ci prova con una cameriera compiacente. D'improvviso, il marpione, sobbalza al flash della mia digitale. Volevo solo immortalare le pareti del pub ricoperte di centinaia di piatti. Non so dove nascondere lo sguardo..... Usciti, mentre una nuvola solitaria rovescia quanto puo' su di noi, prendiamo la macchina e andiamo a cena su Glenwood Avenue: elegante, festosa, piacevolmente frequentata. Bella Raleigh. Non me l'aspettavo.
Dal centro della foresta, ad una citta' che sa vivere. Ci voleva proprio!

20 giugno 2008

To the beach

Il sole mi abbaglia attraverso il parabrezza. L'autoradio diffonde musica Irlandese dai ritmi troppo ipnotici per le quattro del pomeriggio. Decidiamo per qualcosa di piu’..... “on the road”. Dopo oltre 20 anni capisco finalmente le parole di “The Logical Song” dei Supertramp. Soddisfatto, assumo una posizione di guida rilassata. Le 180 miglia che ci separano da Durham scorrono piacevoli tra tratti di foresta e zone rurali. Baracche fatiscenti e semidiroccate si alternano a grandi giardini ricamati intorno a ville lussuose. Mi piacerebbe averne una.

"...When I was young, it seemed that life was so wonderful, a miracle, oh it was beautiful, magical...But then they send me away to teach me how to be sensible, logical, responsible, practical... And they showed me a world where I could be so dependable, clinical, intellectual, cynical..."


Due giorni prima, la costa del North Carolina ci aveva accolto con qualche minuto di pioggia, sotto le nuvole di Morehead City. Il tempo di lasciare i bagagli e splendeva gia' il sole. Piu' tardi, avremmo girovagato in macchina nelle zone circostanti: Atlantic Beach, Indian Beach, Pine Knoll Sores e soprattutto Emerald Isle: la spiaggia grandissima e semideserta ha un accesso pubblico molto limitato. Gli edifici residenziali sono di un certo livello. “Gente che si sa godere il mare”, ho pensato, prima di scendere in cerca di luoghi da fotografare.


A dire il vero, il primo contatto con il mare lo avevamo avuto gia' a poche ore dal nostro arrivo. Seduti sul motoscafo di Captain Don per un tour naturalistico nel mare di Beafourt, 20 miglia a est di Morehead City, ci siamo imbattuti in un gruppo di delfini. Fermi in attesa che affiorassero dall'acqua, ascoltavamo rapiti gli aneddoti del Capitano. Non ho capito una sola parola. Per colpa dell'accento del sud, naturalmente.... Pare che prima fosse proprietario di un ristorante. Poi, stufo di lavorare, ha venduto la sua parte ad un socio ed ha cominciato la bella vita della guida turistica motoscafista. Aria, mare, gente. Sembra felice. Mi chiedo cosa faccia d'inverno.
La mattina dopo, stessa barca, stesso logorroico capitano, stesso dannato accento del sud. Raggiungiamo le Shackelford Banks, isole note per la presenza di cavalli allo stato selvatico. Ne abbiamo visto solo uno, da lontano, poco prima di ripartire. Io mi sono divertito a inseguire (si, a inseguire, perche'?) i Ghost Crabbs. Granchi semitrasparenti. Tu li segui e loro scappano di lato, infilandosi in tunnel dalla sezione perfettamente circolare, che scavano nel giro di pochi secondi. Prima pero' ti guardano. Intensamente. Esilaranti! Almeno quanto io per loro!



Tornati a "terra", bruciati e affamati, ci siamo fatti convincere dalla seguente scritta sulla vetrata di un locale: "Here the best hamburger in Beufort!". Fossimo andati nel piu' vicino McDonald sarebbe stato meglio. Davvero pessimo! Ne sento ancora l'aroma di ketchup alla cipolla!
Ci siamo rifatti con un caffe' scadente e la doverosa visita al museo dedicato al Pirata Barbanera, eroe locale. Gli americani hanno un museo per tutto. Gratis, per fortuna.

"At night, when all world's asleep, the questions run so deep for such a simple man...Won't you please, please tell me what we’ve learned I know it sounds absurd but please tell me who I am, who I am, who I am, who I am..."
Lo stesso cd gira ormai da ore. Abbiamo sopportato il sole negli occhi per tutto il viaggio. Ecco Durham, finalmente. Ed ecco l'uscita 270. In pochi minuti saremo a casa. Sorrido contento alla promessa di un piatto di spaghetti al pomodoro e di un bicchiere di vino rosso. Una prospettiva, tutto sommato, magnifica!

14 giugno 2008

Hillsborough, NC

Entro da "Cup-a-Joe" per bere qualcosa. Dall'atra parte di West King Street due bambinette bionde vendono te' freddo ai passanti, saltellando intorno ad un tavolino pieno di bicchieri di plastica. Per loro e' un gioco. Dopo aver preso la mia tazza di cappuccino, siedo ad un tavolino non troppo pulito. Il locale e' piccolo e angusto e a dire il vero, neanche tanto confortevole. Sulla parete e' appesa una racchetta scacciamosche. Ed un tizio l'ha pure usata......Pero' e' segnalato tra le attrazioni di "Downtown Hillsborough" ed e' pieno di clienti. Il cappuccino non e' granche', ma fingo che sia buono. La cameriera col piercing al naso e alla bocca ha impiegato un bel po' a prepararlo e alla fine mi e' sembrata piuttosto stressata. Non vorrei deluderla. Preparare un espresso o un cappuccino da queste parti non sembra impresa facile! Pero' il posto mi affascina e trovo l'atmosfera giusta per scrivere due righe sul mio taccuino.

Hillsborough, NC si autopromuove come cittadina storica, esaltando (eccessivamente) le sue vecchie case coloniali. Dal mio punto di vista di europeo "storicamente scafato", la vera attrazione e' il Farmers Market dove stamattina ho accompagnato Sandra che vende i suoi gustosi formaggi. Piacciono molto a giudicare dal numero di persone che si fermano, assaggiano, ascoltano interessate le sue descrizioni gentili e accurate e poi comprano. Ha un sorriso per tutti, Sandra, e credo che questo sia, insieme alla qualita' del prodotto, la migliore autopromozione. Nel Farmers Market si trovano pane fresco, frutta e verdura, dolci, marmellate, caffe', bevande, etc, e poi manufatti di vario tipo. Tutto direttamente dal produttore al consumatore. Una delicata riscoperta della genuinita' agricola e artigianale, nell'oceano di prodotti commerciali di massa che e' l'America. Soprattutto l'America del cibo. E' un po' come se noi salentini riscoprissimo le vere sagre paesane di 20 anni fa (a cui abbiamo rinunciato per far posto a quelle di plastica, attuali). A meta' mattina, mentre un tizio comincia a suonare la chitarra folk sotto un gazebo bianco, mi allontano per un po' avendo saputo che ad un paio di isolati di distanza c'e' un altro Farmers Market, nato da una scissione per un accordo mancato tra i venditori sulle "modalita' di gestione": autogestione contro gestione manageriale. E' la storia dell'umanita' che si ripete: "ce la caviamo da soli o ci facciamo pianificare la vita da qualcun altro?". Faccio qualche foto, farfuglio qualcosa ad un tizio baffuto che voleva vendermi delle uova: "Ehi man! You seems to need my eggs!", mi dice. "Ehm, no, no, thanks ....and... well... why should I eat your eggs...?", gli rispondo. 5000 abitanti, 2 Farmers Markets........

Finalmente, accaldato, mi dirigo da Cup-a-Joe.















Si e' fatto tardi. Devo smettere di scrivere. Fingo di finire il mio cappuccino. Lo scacciamosche e' ancora al suo posto. La cameriera col piercing sembra piu' rilassata. Mi alzo ed esco. Fa un caldo soffocante. Le bambinette bionde hanno smesso i panni delle venditrici di bevande ghiacciate e si stanno rilassando strusciandosi su mamma e papa', all'ombra di un grosso albero. Meglio cosi'. I bambini non sono stati creati per lavorare. Neanche per gioco. Sorrido di me stesso per questo pensiero e torno da Sandra. E' mezzogiorno, e' ora di smontare il banchetto dei formaggi e tornare a Durham per pranzo. Tutti si salutano e si danno appuntamento al prossimo mercatino. Sembrano sinceri. Mi piace stare qui.

Grazie Sandra, per questa mattinata cosi' bella! I feel very good today!

13 giugno 2008

Campionati Europei di calcio alla Duke University


Quello che segue e' un dialogo, realmente avvenuto durante la partita Olanda-Italia (3-0) di lunedi' scorso, tra me e un altro italiano.

IO: "Porca vacca, se si buttava gli dava rigore"
LUI: "Aaaah, ma sei italiano? Non lo sapevo!"
IO: "Certo, si, si sono italiano..."
LUI: "Si, si gli dava rigore!"

Fine del dialogo. Mai piu' rivisto.
Sullo sfondo studenti olandesi stravaccati e rilassati sulla moquette della sala TV del "Brian Center" e studenti orientali che si ammazzavano dalle risate ogni volta che un giocatore cadeva a terra....dimostrando di aver capito che in fondo, una partita di calcio, non e' altro che una bella commedia!

8 giugno 2008

What a beautiful place!

E' il nostro quarto viaggio negli U.S.A. e in particolare qui a Durham, nel North Carolina. C'e' un'attrazione magnetica tra me e questo luogo, una specie di affinita' caratteriale. Niente schiamazzi, niente traffico cittadino, un silenzio prezioso e riposante e... tanta foresta.
Scesi dall'aereo siamo stati accolti dalla tipica calura umida della Durham estiva, e, soprattutto, dal calore affettuoso dei nostri amici.
Il tempo di ritirare i bagagli e Gaby e Sandra ci hanno portato a cena da Brixx, dove secondo gli italiani che vivono qui si mangia la migliore pizza della citta'. Erano le 20.30 circa.
Poi, finalmente, il meritato riposo, dopo oltre 24 ore dalla nostra partenza da Lecce e non so quanti mesi di stress alle spalle!
La mattina dopo, sempre nel rispetto della... tradizione, siamo corsi da Brueggers su Ninth Street, per un'abbondante breakfast a base di Bagels, la nostra colazione americana preferita. Stavolta, avendo bisogno di un supplemento di zuccheri per riprendermi dal viaggio, ho optato per una Cinnamon Sugar Bagel, quella aromatizzata alla cannella.
Spettacolo puro.
Qui si sono uniti a noi 3 ragazzi colombiani, amici di Gaby: Miguel, sua moglie Dalia (questo nome ci piace proprio!) e la sorella di lei Lina. Persone davvero interessanti e molto piacevoli da ascoltare (nonostante il nostro inglese sia piuttosto arrugginito).
Dopo colazione, un rapido giro al Central Park Farmers Market, dove Miguel ha comprato una specie di grosso bidone di materiale plastico per recuperare, filtrare e conservare l'acqua piovana (very ecological! ma mi ricorda tanto le "ozze" della tradizione agricola salentina). Poi abbiamo pranzato tutti insieme a casa di Gaby. I ragazzi colombiani hanno preparato il Gazpacho, un'ottima zuppa fredda a base di pomodoro, olio d'oliva, cetrioli e, una certa quantita' invisibile ma sottilmente subdola di aglio, il cui aroma ci ha accompagnato per ore.
Globalizzante!
Difficile da credere, ma su spinta di Miguel, che a quanto pare si occupa di arte, nel pomeriggio siamo stati al Nasher Museum a seguire una specie di conferenza sul ruolo dell'arte nelle rivendicazioni sociali e politiche della comunita' latino-americana. Vi lascio immaginare i miei pensieri!
A dire il vero non ho capito quasi nulla, a parte il fatto che una delle speakers continuava a ripetere "latina/latino" in sequenza femminile/maschile, tutte le volte che doveva utilizzare l'aggettivo "latino".
Ho intuito che doveva trattarsi di qualche "poco-pratico-ma-rivendicativo" accorgimento di tipo ultrafemminista. E infatti cosi' era!!!
Bislacca/bislacco, you know!
Neanche le diverse mostre di arte moderna presenti nel museo mi hanno convinto piu' di tanto (date un'occhiata, e poi mi dite...). La piu' interessante era quella di un artista amico di Miguel, Pedro Lasch, di Citta' del Messico, intitolata "Black Mirror/Espejo Negro", con sculture pre-colombiane originali molto interessanti, che si riflettono su specchi scuri.
Me n'e' rimasto semi-oscuro anche il senso, ma suppongo che questo dipenda essenzialmente dalla mia ignoranza nel campo dell'arte moderna....
What can we do!?
La vera opera d'arte pero' l'ho consumata a cena: Bison Burger (hamburger di bisonte) e birrazza fredda da Ted's Montana Grill. Ragazzi, questa e' l'America dei miei sogni! E con questo pasto succulento, abbiamo rifesteggiato il nostro arrivo e salutato Lina, in partenza per la Colombia. Una volta a casa ci siamo ributtati nello strameritato riposo, stanchi ma soddisfatti!
I'm a lazy boy!
Beh, niente male, come inizio no?!