La vista dei palazzi, dopo tanta foresta, e' inaspettatamente confortante. Almeno fino a quando il caldo torrido non li rende piu' reali ed opprimenti. Dopo la visita al N.C. Museum of Natural Sciences, ci rifocilliamo al Port City Java Cafe'. Il pomeriggio e' lungo. Inutile affannarsi. Il barista vuole a tutti i costi esibire il suo italiano: "Buongiorno", "Ciao", Arrivederci". L'ha imparato a Venezia, dice, visitata tempo fa per il Carnevale. Crede che Lecce, "the heel of the boot" nella brillante indicazione geografica di Dany, prenda il suo nome dal Latte..."It's like milk, isn't it?"....Si, si, come no....Pero' il caffe' e' buono e la toilette e' pulita. La nostra passeggiata prosegue su Fayetteville Street, larga ed equilibrata, ma del tutto deserta.
Mentre mi chiedo come arriveremo all'ora di cena, si avvicina un ciclista dell'ufficio turistico locale. E' perfetto, col caschetto e l'uniforme d'ordinanza. Non me la sento di scattargli una foto. Cartina stradale, un paio di indicazioni e ci saluta sorridente: "Wow..italians...Great!...". Lo ritroviamo appena svoltato l'angolo che aiuta dei turisti messicani. Bravo ragazzo! Ottimo lavoro! Seguiamo le sue indicazioni, a passo lento. Fa davvero caldo. Non resistiamo alla tentazione di criticare l'incapacita' degli americani di valorizzare i loro downtown. Veniamo impietosamente smentiti dalla vista del Moore Square Park: tanta gente, locali, botteghe e, soprattutto, concerti rock gratuiti per tutta la giornata. A voler fare i sociologi dilettanti, si rimediano pessime figure! Il gruppo del giorno sono i Blind Melon, che mi ricordano un viaggio in svizzera da Gipo e Angela di oltre un decennio fa.....collegamenti tra neuroni....collegamenti che evidentemente mancano ai tizi della security che ci chiedono i documenti per verificare se abbiamo piu' di 21 anni. Ci timbrano la mano. "21&Over". Ok.
Fantastici! (Per inciso, la richiesta e' legata all'eventuale acquisto di alcolici).
La musica martella, mentre ci dirigiamo al Flying Saucer. Oltre cento birre alla spina tutte diverse e da ogni parte del mondo. E' affollato. Non possiamo sottrarci all'aperitivo ne' alla gustosa scenetta di un signore attempato che ci prova con una cameriera compiacente. D'improvviso, il marpione, sobbalza al flash della mia digitale. Volevo solo immortalare le pareti del pub ricoperte di centinaia di piatti. Non so dove nascondere lo sguardo..... Usciti, mentre una nuvola solitaria rovescia quanto puo' su di noi, prendiamo la macchina e andiamo a cena su Glenwood Avenue: elegante, festosa, piacevolmente frequentata. Bella Raleigh. Non me l'aspettavo.
Dal centro della foresta, ad una citta' che sa vivere. Ci voleva proprio!